G20, Ucraina: comunicato congiunto condanna aggressioni con uso forza senza citare la Russia

NEW DELHI – Hanno vinto l’ipocrisia e l’alleanza Cina-Russia, che hanno evitato una condanna esplicita di Putin da parte del G20 nella dichiarazione ufficiale, adottata oggi all’unanimità. Con la mediazione di India, Brasile e alcuni Paesi africani. Grandi sconfitti Biden, von der Leyen e i suoi accoliti (anche Meloni) e, ovviamente, il presidente-attore Zelensky, del quale aspettiamo gli alti lai e l’ennesimo show in reazione a questa cocente disfatta internazionale, che condanna la sua aggressività recente.

G20 denuncia “l’uso della forza” in Ucraina per conquiste “territoriali”: lo si legge nel testo della dichiarazione finale che però non menziona in forma esplicita l’aggressione della Russia. Per altro verso, i leader denunciano che le “crisi a cascata” rappresentano una minaccia per la crescita globale a lungo termine.

Per quanto riguarda la guerra in Ucraina, “ricordando la discussione di Bali, abbiamo ribadito le nostre posizioni nazionali e le risoluzioni adottate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (A/RES/ES-11/1 e A/RES/ES- 11/6)”, sottolineando che tutti gli Stati “devono agire in modo coerente con gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite nella sua interezza”. A tal proposito, si legge nella dichiarazione approvata nel primo giorno dei lavori, “tutti gli Stati devono astenersi dalla minaccia o dall’uso della forza per perseguire l’acquisizione territoriale contro l’integrità territoriale e la sovranità o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato”. In più, il G20 ribadisce che “l’uso o la minaccia di uso di armi nucleari è inammissibile”. Il G20 richiede la “piena, tempestiva ed efficace attuazione” dell’accordo sul grano, “efficace per garantire consegne immediate e senza ostacoli di grano, prodotti alimentari e fertilizzanti e input agricoli provenienti dalla Federazione Russa e dall’Ucraina. Questo è necessario per soddisfare la domanda nei Paesi in via di sviluppo e meno sviluppati, in particolare quelli africani”,

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