Berlusconi e le “toghe rosse”: un duello infinito durato 30 anni, con una sola condanna

MILANO – La storia dei successi di Berlusconi è punteggiata dalle vicende giudiziarie. Mai una persona è stata così colpita dalle inchieste della magistratura che hanno portato, dopo anni di gogna mediatica e giudiziaria, in molti casi al nulla. Il primo atto già nel 1994, con il famoso avviso di garanzia recapitato dalla procura di Milano all’allora premier tramite il Corriere della sera, quando nacque quell’alleanza fra procure e stanmpa che tanti guasti ha procurarto al nostro Paese.
Nell’infinita vicenda giudiziaria (30 processi) che ha caratterizzato la sua esistenza, soprattutto grazie alle inchieste della procura di Milano, Berlusconi ha però riportato una sola condanna, quella per i fondi neri creati dalle sue aziende.Proprio Milano è l’’arena’ in cui si è celebrato più volte il duello fra l’uomo più potente del Paese contro quelle che da lui furono definite ‘toghe rosse’.

Uno dei momenti più intensi dello scontro tra Berlusconi e le toghe avviene il 22 novembre 1994 quando a Berlusconi viene recapitato un invito a comparire mentre presiedeva il G7 a Napoli. L’evento era stato annunciato il giorno prima da uno scoop del Corriere della Sera. Il sollecito a presentarsi in Procura era arrivato dai magistrati di Milano nell’ambito dell’indagine con al centro la proprietà della tv a pagamento Telepiù e la legge Mammì sull’editoria. Berlusconi venne poi assolto in appello dopo una condanna in primo grado.

Soprattutto hanno fatto notizia i processi celebrati a Milano che hanno preso il nome da Ruby, inchiesta nata nel 2010 dalle dichiarazioni della giovane marocchina che entrò da minorenne per la prima volta in quelle che vennero poi ribattezzate le cene di Arcore. Berlusconi viene indagato per concussione e prostituzione minorile. In primo grado arriva la condanna a sette anni di carcere poi cancellata in appello e dalla Cassazione.

L’unica condanna a 4 anni di carcere per frode fiscale è quella del processo Mediaset sulla compravendita dei diritti televisivi e cinematografici con società statunitensi per 470 milioni di euro. E’ il primo agosto del 2013, la sentenza arriva dopo dieci anni di lotte in aula tra il pm Fabio De Pasquale e gli storici avvocati del Cavaliere, Niccolò Ghedini e Piero Longo, ai quali nell’ultima fase aggiunge il professor Franco Coppi.

Una vera e propria persecuzione giudiziaria, che è andata in sostanza a favorire in politica le varie mutazioni del Pci (Pds, Pd), che ha tratto indubbio vantaggio dall’azione delle toghe, tanto che è stato eliminato dalla politica l’avversario n. 1 per via giudiziaria e non con libere elezioni.Un’ “abitudine” tipica delle sinistre non soltanto in Italia, come dimostrano le inchieste lanciate negli Usa solo e soltanto contro Trump.

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