Balneari, Ue: titolari concessioni hanno diritto a risarcimento per investimenti effettuati

MILANO – Timida apertura della Ue verso i concessionari degli stabilimenti balneari che dovranno lasciare i bagni. «Quello che la Commissione europea vuole è che si rispetti il diritto di concorrenza, cioè che le concessioni siano concessioni e non un diritto divino che si trasmette di padre in figlio. La mia opinione personale è che se uno ha fatto degli investimenti e poi non vince la gara, debba essere ripagato». Dalla Ue arriva una prima piccola apertura alle posizioni degli imprenditori balneari, e a farla è Antonio Parenti, capo della Rappresentanza in Italia della Commissione europea, che al Festival dell’Economia di Trento interviene sulla resistenza dell’Italia a mettere in atto la riforma delle concessioni balneari. «La riforma non è nata sotto il cavolo, ma parte da una situazione italiana che è paradossale – sottolinea Parenti – Alcune delle concessioni balneari sono state date a prezzi ridicoli che danno un gettito erariale troppo basso».
Lo scorso aprile è intervenuta la Corte di giustizia dell’Unione europea a fissare il principio che «le concessioni di occupazione delle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente». C’è quindi la necessità che si passi dall’attuale modello di gestione delle spiagge italiane a un altro. «Come farlo – dice il rappresentante della Commissione Ue – deve deciderlo l’Italia».
Secondo una recente rilevazione di Nomisma, in Italia si contano 6.592 imprese classificabili come balneari, mentre le unità locali in cui si svolge l’attività balneare, comprendendo anche quelle legate ad altre funzioni (ad esempio, quelle ricettive), nel complesso arrivano a 10.443, con 44.134 addetti. «C’è gente che ha lavorato per tanto tempo», sottolinea Parenti, che invita a intervenire definendo le regole di riallocazione delle concessioni secondo tre logiche: prezzi, tempo e rimborsi. «Va presa una decisione che è quella di applicare le regole, che non significa mandare a casa le persone. Allo stesso tempo, però, chi ha le concessioni deve pagare di più all’erario».

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