FIRENZE. – La galleria sotterranea sponsorizzata dalle sinistre toscane (in particolare il Pd) e in primis da Giani e Nardella sta ripartendo, con la benedizione di Salvini. Ma lungo il tracciato, secondo un elenco stilato da Rfi, ci sono almeno 301 edifici a rischio. Questi, a stare alle perizie e alle stime elaborate da Rfi, rischiano di subire gli effetti del passaggio di Iris nel tracciato che l’escavatrice compirà da Campo di Marte alla stazione Belfiore. La gran parte concentrata attorno a piazza della Libertà: dal lato nord i palazzi posti sulla verticale del futuro tunnel di via Masaccio e viale don Minzoni, dal lato sud gli uffici e gli immobili che si affacciano su entrambi i lati di viale Lavagnini, poi la Fortezza e altre case, edifici a sud e a nord della direttrice di scavo. Ecco l’elenco ufficiale:
Oggi, a stare alle carte pubblicate dall’ufficio Nodo del Comune, e adesso in mano al nuovo consorzio Florentia, sono 180 quelli più a rischio e loro e la classe di rischio di cedimento a cui sono soggetti è riportata per gradazioni di colore. In celestino gli edifici per cui sarà possibile riscontrare cedimenti strutturali e del suolo compresi tra 0 e 1,8 centimetri, in verde chiaro fino a 3,75 cm, in giallo fino a 6,5 cm, il color albicocca indica avvallamenti potenziali fino a 7,5 cm, in quattro gradazioni diverse di arancione si passa da 9,3 a 15 cm, il marrone indica crolli fino a 16,8 cm e se si vive o lavora in un edificio posizionato sul nero allora il cedimento potrebbe raggiungere i 18,75 cm.
Per alcuni di essi, posti a dieci metri dalla verticale, è bastato un semplice testimoniale di stato, una perizia che attestasse le condizioni della casa o dell’ufficio prima del «buco». Sono stati fotografati stanza per stanza. Altri dovranno anche essere monitorati day by day durante il passaggio di Iris.
Secondo Rfi, come abbiamo detto, di 301 immobili sono 180 quelli che necessitano di un monitoraggio topografico. Perché tutti i 180, si tratti di conseguenze trascurabili o significative, secondo il ramo di Ferrovie potrebbero subire gli effetti dello scavo. Potrebbero, nel senso che è anche possibile, oltreché auspicabile, che il tunnel venga realizzato senza colpo ferire. Ma cosa potrebbe capitare alle case affacciate sul percorso di Iris? Sono le stesse Ferrovie a descriverlo nella relazione sul lotto 2 del passante Tav.
Il documento fissa 5 classi di danneggiamento: la prima prevede piccole fessure di un millimetro cui si rimedia con una tinteggiatura; la seconda crepe di cinque millimetri; la terza, lesioni visibili all’esterno, rotture dei tubi, porte e finestre che non si chiudono, crepe di 1,5 cm; la quarta, oltre a crepe di 2,5 cm, ipotizza pavimenti inclinati, pareti spanciate, tubazioni distrutte, travi che perdono l’appoggio a causa di fenomeni di subsidenza; la quinta, parziale o totale demolizione dell’edificio.
Certo è che nel progetto esecutivo, la vecchia Nodavia prevedeva la necessità di un consolidamento preventivo solo per 11 immobili. Quelli per cui si ipotizzavano possibili lesioni. Oltre a un paio di demolizioni, gli interventi più seri riguardavano la sede del dopolavoro dell’Ataf in via Pacinotti, una abitazione al 19 di via del Pratellino, la spalla nord del Ponte al Pino (che ora invece dovrà essere demolito e ricostruito), il sottopasso della stazione di Rifredi e la Fortezza da Basso, ma qui solo per evitare ripercussioni “estetiche” sui bastioni.