ROMA – Il continuo arrivo di clandestini sulle nostre coste, l’azione frenetica delle Ong che raccattano, a gentile richiesta, presunti naufraghi fin dalle coste libiche e tunisine per portarli in Italia, il pressing del mondo cattolico e delle sinistre, interessati (politicamente e economicamente), il completo disinteresse della Ue, gli sbarchi, moltiplicatisi da inizio anno (sono 28.028 i clandestini arrivati, oltre quattro volte i 6.832 dello stesso periodo del 2022), hanno costretto il premier Meloni a organizzare un vertice di governo. Presenti, oltre a Meloni, i ministri Tajani, Salvini, Piantedosi, Crosetto, i sottosegretari Mantovano e Fazzolari e i vertici dei servizi. Il ministro Piantedosi ha parlato del possibile arrivo di 300.000 migranti nel 2023.
Al termine è emerso che dovrebbe esser varato un piano d’azione specifico, che partirebbe dagli aiuti da fornire alla Tunisia, che rischia di trasformarsi in un imbuto per l’immigrazione illegale dall’Africa subsahariana, puntato contro l’Italia.
TUNISIA – «Priorità è aiutare questa nazione amica in un momento di difficoltà», fa sapere in serata il governo da cui traspare ottimismo per la trattativa sul prestito da 1,9 miliardi del Fondo monetario internazionale. Nei prossimi giorni sarà a Roma il ministro degli Esteri tunisino Nabil Ammar. Si parla di un possibile “lodo Tajani”, una sorta di spezzettamento dei prestiti in cambio di uno spezzettamento delle riforme richieste al Paese nordafricano. L’Italia è pronta a inviare 100 milioni di euro, dei quali 50 per le piccole e medie imprese.
ACCOGLIENZA – Sul fronte interno, invece, il governo sembra disposto a valutare lo stato di emergenza per i comuni interessati dal picco degli sbarchi. Una soluzione già vagliata dall’ex ministro Marco Minniti che potrebbe ridurre i tempi di intervento e dare ai sindaci più poteri e risorse. «Chiediamo uno status analogo per la Calabria», ha detto ieri il governatore Roberto Occhiuto dopo una telefonata con Piantedosi.
ACCORDI – Il Viminale spera anche in un incremento degli accordi per riuscire a effettuare un maggior numero di rimpatri. Un esempio da seguire potrebbe essere la Spagna che ha dimezzato gli arrivi dopo una serie di accordi stretti con la Mauritania e il Senegal e, in precedenza, con il Marocco. Oggi il premier spagnolo Pedro Sanchez incontrerà Giorgia Meloni ed è possibile che venga discusso anche il tema dei migranti. La cooperazione della Spagna con i paesi africani prevede la possibilità di inviare la Guardia civil nei luoghi da dove partono i barconi. E questo per ottenere più riammissioni di clandestini in cambio di più visti per il lavoro legale.
ASILO E CPR – Nel vertice si è ragionato sulla possibilità di velocizzare i tempi per le richieste di asilo. Una questione sulla quale il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, sta molto insistendo. Così come per i rimpatri forzati accompagnati, una via di mezzo tra l’espulsione obbligatoria e i rientri volontari (curati dall’Oim) con in cambio una somma di denaro con la quale chi torna nel suo Paese pub avviare un’attività. Somma che – secondo la proposta Piantedosi – potrebbe essere data anche a chi è comunque destinato a un rimpatrio forzato per evitare opposizioni e resistenze che spesso vanificano l’espulsione.
È stata ribadita, anche la necessità di un piano di accoglienza “potenziato”. Negli ultimi mesi sono aumentati enormemente gli arrivi dalla Tunisia e dall’Egitto, questo vuol dire che la maggior parte dei migranti scesi in Italia, sono migranti economici. Da qui il progetto di portare i Cpr, i Centri di permanenza per i rimpatri, a 20, ovvero uno per regione. In considerazione del fatto la nuova legge di Bilancio ha stanziato ulteriori fondi «al fine di assicurare la più efficace esecuzione dei decreti di espulsione dello straniero», e permettere così al ministero dell’Interno «di ampliare la rete dei centri di permanenza per i rimpatri».