SANREMO Sul caso Zelensky “Lunedì avremo una risposta dall’ambasciatore: siamo in contatto e capiremo esattamente cosa accadrà”. Lo ha spiegato Amadeus, in collegamento da Sanremo con Che tempo che fa, rispondendo a una domanda di Fabio Fazio che chiedeva conferma della presenza in video del leader ucraino, prevista nella serata finale del festival, sabato 11 febbraio. Ma non c’è dubbio che il presidente-attore approfitterà anche di questa ghiotta occasione, offerta dalla Rai fra mille polemiche, per inviare messaggi a favore del suo Paese, come ha già fatto in occasione di moltissimi altri eventi di rilevanza internazionale.
“Sanremo non è vero festival se non accade qualcosa, fa parte della storia”, ha aggiunto il direttore artistico parlando delle polemiche che hanno accompagnato la vigilia dell’edizione numero 73, al via martedì 7 febbraio. Dopo giorni di rumors e spoiler, il direttore artistico ha scherzato sul possibile arrivo di nuovi ospiti: “Non ce ne sono più, abbiamo finito i soldi”. Quanto alla presenza di Gino Paoli e Ornella Vanoni nella serata finale, “non saranno insieme. Paoli avrà il suo momento e Vanoni il suo”. Tra i superospiti c’è anche l’inedito trio composto da Gianni Morandi, Massimo Ranieri e Al Bano. “Ho visto le prove – ha raccontato il direttore artistico – e sono convinto che sarà qualcosa che rimarrà nella storia del festival, che lascerà a bocca aperta e ci commuoverà molto. Vederli tutti e tre insieme sarà da non perdere”.
Nel pomeriggio Amadeus ha inaugurato Casa Sanremo: “Non si dorme più. C’è anche Fiorello la notte, sarà un Sanremo h 24, pieno di vita a tutte le ore”, ha sottolineato. “Ne parlavo con il sindaco, la città è ancora più affollata che negli anni pre Covid. È incredibile. Abbiamo passato momenti terribili quando, dopo la mia prima edizione del 2020, con la pandemia la città si era svuotata. Sono state due edizioni, soprattutto quella del 2021, segnate dal Covid. Oggi la gente ha voglia di vita, di lustrini, pailettes, feste, glamour, musica, ricchi premi e cotillon, anche se la musica, a dire il vero, non ha mai smesso di farla da padrona, anche nelle edizioni più difficili”, ha sottolineato, alla luce del successo internazionale, ad esempio, dei Maneskin partito proprio dal Festival a porte chiuse, con la platea e la galleria dell’Ariston deserte, dell’edizione più buia. Rivedere la folla delle grandi occasioni è uno spettacolo che mette buonumore a tutti.