Nonostante le dichiarazioni esultanti dei vertici Ue (Von der Leyen e Michel) e di Draghi l’ultima sessione del Consiglio europeo, con sanzioni limitate alle personalità russe e l’embargo del petrolio solo via mare, ha sancito la sconfitta della linea Ue e la vittoria di Orban.
A uscirne indeboliti infatti, come rileva perfino il Sole24Ore, sono sia la coesione Ue che il pacchetto sanzionatorio, modificato per accontentare il membro più riottoso del club comunitario. Orbán aveva già saputo come sfruttare la sua forza negoziale in passato, fra i legami economici con la Germania e il fronte comune con gli altri paesi dell’Est per osteggiare i vertici comunitari. Ora cavalca il suo stesso isolamento nei 27, come ultimo aggancio «putiniano» in una Ue sempre più distante da Mosca. Dovrebbe essere una fragilità, ha finito per diventare il (suo) vantaggio.
Ma non è stato solo questo il punto che si può considerare a vantaggio di Putin. Negli ultimi giorni infatti l’esercito russo ha distrutto blindati forniti dai Paesi dell’Europa orientale all’Ucraina nel corso di raid aerei che hanno colpito la periferia di Kiev. Lo ha reso noto Mosca. “Missili ad alta precisione a lungo raggio lanciati dalle forze aerospaziali russe contro la periferia di Kiev hanno distrutto i carri armati T-72 forniti dai Paesi dell’Europa orientale e altri veicoli corazzati che erano negli hangar”, ha affermato il portavoce del ministero della Difesa russo Igor Konashenkov, secondo quanto riporta la Tass .
E Putin torna a minacciare un’ulteriore escalation del conflitto se l’Occidente, anche l’Italia di Draghi, continuerà a inviare armi a Zelensky. Se l’Occidente fornirà missili a lungo raggio a Kiev, la Russia ne prenderà atto e colpirà strutture finora risparmiate dalla guerra. Consegnare altre armi a Kiev da parte degli occidentali ha l’unico obiettivo di “estendere il conflitto il più possibile”, ha aggiunto il presidente.
