Nel 2008 la sicurezza era stata il campo di battaglia principale della campagna elettorale, ma quest’anno nessuno finora ne ha parlato molto. Nelle tribune televisive, sui manifesti e soprattutto nei programmi dei partiti è stato difficile trovare un riferimento a questo tema. Qualche timido e vago accenno in quello depositato dal Pdl che parla di “contrasto totale alla criminalità organizzata” e “incremento della lotta per la legalità per il contrasto ai fenomeni dell’immigrazione clandestina e della criminalità predatoria” oppure di un generico “efficace presidio del territorio”. Analoghi sommari accenni nel programma del Pd.
Altri tempi quelli della “tolleranza zero” e delle ronde. Ormai anche la Lega e Maroni hanno capito che il tasto su cui battere è un altro: mantenere il 75% di tasse al nord, anche se furti e rapine nelle case e per strada continuano a essere costanti o addirittura a crescere. I più recenti dati nazionali ufficiali disponibili sul sito del Ministero dell’Interno, che risalgono al 2011, segnalavano una crescita di furti e rapine, tornati ai livelli di cinque anni fa
Gli esperti giustificano così la differenza di atteggiamento di una parte della popolazione e, conseguentemente, dei partiti: è cambiata la percezione della sicurezza, ora gli italiani si preoccupano soprattutto di quella economica. Anche dal punto di vista della legalità, infatti, si parla molto di reati finanziari, per esempio dell’evasione fiscale. Oggi l’insicurezza, in ampie aree del paese, è principalmente quella legata al proprio futuro, soprattutto a quello dei giovani, i più colpiti dalla disoccupazione dilagante.
Ma torniamo alla sicurezza nel senso più stretto del termine e facciamo riferimento a Firenze. Il punto è stato fatto, nel settembre 2012, dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, presieduto dal prefetto Luigi Varratta. Dall’analisi dei dati era emerso un calo generale dei delitti nella provincia dell’1,4%, mentre nel capoluogo il numero dei reati era sostanzialmente stabile (0,2%). Nell’insieme la situazione si presentava a macchia di leopardo: in flessione risultavano le rapine in banca (-16,6% Firenze, -47,1% in provincia), negli esercizi commerciali (-31% a Firenze, -32,3% nella provincia) e negli uffici postali (-3,3% in provincia). Avevano il segno meno pure altri delitti sia nel capoluogo che in provincia: lesioni dolose (-22% e -18,5%), percosse (-33,8% e -28,5%), minacce (-30,55 e -29,6%), frodi informatiche (-24%).
In controtendenza i furti in appartamento che erano passati da 809 a 1.163 (+43,8%) a Firenze e da 1.718 a 2.567 (+49,4%) nella provincia; i borseggi (+ 39,3% a Firenze, + 37,2% in provincia), i furti nei negozi (rispettivamente +33,3% e +22%), i furti di auto (+20,5% e +15,9%), gli scippi (+3,6% e +15,1%).
La stessa situazione è stata confermata dalle relazioni annuali fatte dai responsabili delle Forze dell’ordine. Il questore Francesco Zonno, in particolare, ha sottolineato che i reati citati sono realizzati da bande, in genere di cittadini di Paesi dell’est, che “si spostano per le città e scelgono la zona giusta, per poi batterle palmo a palmo. Il quadro era preoccupante proprio perché queste bande continuano ad entrare sul nostro territorio, ben sapendo di poter contare su una legislazione meno severa rispetto a quella dei loro paesi d’origine”. Se poi questi soggetti, una volta assicurati alla giustizia con grande sacrificio e grazie all’attività investigativa delle forze dell’ordine, vengono scarcerati dopo qualche giorno per disguidi vari, questa sensazione si accresce.
Lo sforzo enorme di prefetto e responsabili di polizia, carabinieri, guardia di finanza è valso a realizzare un’azione di sorveglianza e prevenzione, i cui frutti sono per lo più sconosciuti ai cittadini e alla stampa, che considera soprattutto il lato negativo di criminalità e degrado. Per compiere efficacemente quest’azione è stato necessario “fare sistema” coinvolgendo nella strategia della sicurezza tutte le componenti non solo istituzionali, ma anche delle realtà sociali, economiche, associative, di volontariato, sindacali presenti nel tessuto sociale. In altre parole attuare la sicurezza partecipata, come si sta facendo da qualche tempo anche a Firenze.
L’attività di controllo e prevenzione è faticosa e dura. Quante volte nella mia carriera ho ascoltato l’amara riflessione delle forze dell’ordine, la cui azione quotidiana è poco conosciuta, compresa e pubblicizzata. Se ne parla soltanto in casi eclatanti. E quest’atteggiamento ha in fondo finito per contagiare anche la politica. Una campagna elettorale, come ho accennato all’inizio, volta soprattutto a discutere di spread, rapporti monetari ed economici, ma che ha lasciato in secondo piano i temi della sicurezza. E’ ben vero che anche in questo periodo la lotta contro la criminalità è continuata senza quartiere, con rilevanti successi di magistratura e forze di polizia, ma la prima pagina è stata prevalentemente occupata da Monti e dal rapporto fra titoli di stato italiani e tedeschi, mentre la Cancellieri e l’azione del ministero dell’interno sono rimasti un po’ in sordina.
Ma chi ben conosce sacrifici, dedizione, professionalità con la quale i responsabili e gli addetti alla nostra sicurezza agiscono ogni giorno al servizio del paese non può restare inerte di fronte a questa situazione. Sono consapevole che la prima preoccupazione delle forze politiche, e in primis del Presidente della repubblica, dovrà essere quella di garantire governabilità al nostro paese, superando la complicata situazione postelettorale. Dovranno sicuramente essere realizzate le riforme fondamentali per la nostra vita democratica, ma un posto non secondario dovrà essere riservato alla prospettiva di dare maggiori certezze legislative, regolamentari, organizzative ed economiche alle nostre forze dell’ordine, per consentire loro di continuare ad operare con efficienza e di confermarsi il più efficace baluardo della nostra democrazia e della nostra libertà.